Formazione. Il «di più» che l’esperienza del servizio civile in Caritas offre risiede anche in questo aspetto. Non solo l’esperienza sul campo, nei vari ambiti in cui la Caritas esplica la presenza della Chiesa locale nella prossimità a vecchie e nuove forme di povertà, ma anche la possibilità – per i giovani che chiedono di fare qui il servizio civile – di assumere uno sguardo più ampio, che va al di là del territorio e al di là dei servizi coi quali quotidianamente ci si misura. «Questo è possibile – spiega Luca Grandi, vice direttore di Caritas diocesana, che da sempre segue e accompagna i giovani del servizio civile – grazie al fatto che la Caritas è la presenza della Chiesa sul territorio e la Chiesa, grazie a Dio, è ovunque. Così – aggiunge – durante il tempo del servizio civile, i giovani che accogliamo per questa esperienza hanno l’occasione di incontrarsi con loro coetanei che stanno vivendo lo stesso percorso nelle altre Caritas della Toscana e vivere giornate particolari, in cui venire a contatto con esperienze importanti sul versante della loro crescita umana».
È quanto accaduto, ad esempio, il 18 e 19 novembre scorsi col corso di formazione che si è tenuto al Seminario di Montarioso, a Siena, e che ha raccolto insieme i giovani del servizio civile delle diocesi di
Grosseto, Arezzo, Fiesole, Siena e Pitigliano. Due giornate intense di ascolto, confronto, attività laboratoriali che impegnano ogni ragazzo a mettersi in gioco, come d’altra parte sta già facendo attraverso il servizio civile. I ragazzi hanno incontrato don Giovanni Tondo, direttore della Caritas dell’arcidiocesi di Siena e sono stati coinvolti in un’attività finalizzata proprio a farli conoscere tra loro. La prima giornata è proseguita con l’incontro con Anna Ferretti, di Caritas Siena, che ha orientato la riflessione dei giovani sul tema della cittadinanza attiva e della solidarietà, un tema che poi i ragazzi hanno sviluppato attraverso attività di gruppo.
E ancora: la visita al centro Caritas di Arbia, dove i giovani hanno ricevuto la testimonianza di due volontari, mentre nel dopocena hanno concluso con il gioco di interazione “La storia di Abigail”, un gioco che consente di comprendere il punto di vista dell’altro, assumendo consapevolezza dei valori attraverso i quali valutiamo la realtà. Il secondo giorno è proseguito con la testimonianza di Ezio Sabatini, coordinatore delle associazioni di volontariato di protezione civile; l’incontro con Valentina Carboni, presidente della Fondazione Opera diocesana senese per la carità, onlus che è il braccio operativo dell’azione pastorale di Caritas; attività di laboratorio incentrata sulla relazione di aiuto e la cura delle relazioni e, infine, uno spazio di verifica del percorso vissuto. «Sono state giornate piene – commenta Grandi – che hanno messo i giovani di fronte alla complessità della realtà attuale e delle dinamiche che stanno dietro l’opera quotidiana in favore di chi è più ai margini, puntando molto sul tema della relazione e della capacità di vestire i panni dell’altro, dinamiche che vanno bene per tutte le nostre relazioni».